Il “Trattato Tripartito” detto anche Codice Jung, è un trattato gnostico della prima metà del III secolo (presumibilmente), scoperto nel 1945 tra i “codici di Nag Hammàdi”. Il trattato affronta il tema dell’origine dell’universo, fino alla “restaurazione ultima” di tutte le cose attraverso la venuta del Figlio (il Cristo) sulla terra. Il trattato prende il nome di tripartito in quanto la sequenza della narrazione e suddivisa in tre parti principali.
Parte I:
Il Padre
Il Figlio e la Chiesa
Emanazioni dell’Eone

Parte I: Introduzione
“Quanto a quello che possiamo dire sulle cose che sono innalzate, quello che si sta adattando è che cominciamo con il Padre, che è la radice della Totalità, quella da cui abbiamo ricevuto la grazia per parlare di lui”.
Il Padre
È esistito prima che qualche cosa all’infuori di se stesso esistesse. Il Padre è singolo, come un numero, perché egli è il primo e la persona che è soltanto se stesso. Eppure non è come un individuo solitario. Altrimenti, come potrebbe essere un padre? Poiché ogni volta che c’è “un padre” il nome “figlio” segue. Ma quello singolo, che da solo è il Padre, è come una radice, con l’albero, rami e frutti. È detto di lui che è un padre nel senso adeguato, poiché è inimitabile e immutabile. A causa di questo, è unico nel senso opportuno, ed è un dio, perché nessuno è un dio per lui né è nessuno un padre per lui. Poiché lui è ingenerato, e non c’è nessun altro che lo abbia generato, né altro che lo creò. Per chiunque è il padre di qualcuno o il suo creatore, lui, anche, ha un padre e un creatore. È certamente possibile che lui sia il padre e creatore della persona che ha prodotto lui e di quella che ha creato, dato che non è un padre nel senso adeguato, né un dio, perché ha qualcuno che lo abbia generato e che lo abbia creato.
È, quindi, solo il Padre e Dio nel senso appropriato che nessun altro ha generato. Per quanto riguarda alle Totalità, è la persona che generato loro e creato loro. È senza inizio e senza fine. Non solo è lui senza fine – Lui è immortale per questo motivo è ingenerato – ma lui è anche immutabile nella sua eterna esistenza, nella sua identità, in quanto da questo lui è istituito e in quanto da cui è grande. Né si rimuoverà da quello da cui è, né qualcun altro lo costringerà a produrre una fine che lui non ha mai desiderato. Lui non ha avuto nessuno che diede inizio alla sua esistenza. Quindi, è egli stesso identicamente e nessun altro può rimuoverlo dalla sua esistenza e dalla sua identità, che da questa è la sua grandezza in un modo che non può essere afferrato; né è possibile affinché chiunque altro lo cambi in forma differente, o ridurlo, alterarlo o sminuirlo, – poiché questo è così nel senso più completo della verità – che è quella inalterabile e immutabile, con i suoi vestiti dell’immutabilità.
Non solo è quello chiamato “senza un inizio” e “senza fine“, perché è ingenerato e immortale, ma come lui non ha inizio né fine, come egli è, egli è irraggiungibile nella sua grandezza, nella sua imperscrutabile saggezza, incomprensibile nel suo potere, e impenetrabile nella sua dolcezza. In senso stretto, soltanto lui – il buono, il Padre ingenerato e il perfetto completo – è quello pieno di tutta la sua discendenza, con ogni virtù e con tutto il valore. E lui dispone di più, cioè, la mancanza di qualsiasi malizia, in modo che si possa sapere che chi possiede qualcosa è in debito con lui, perché lui dà, essendo lui stesso irraggiungibile e instancabile da ciò che dà, dal momento che è ricco di doni che distribuisce, e in riposo nei favori che concede.
Egli è di tale grandezza tipo e di grande forma che nessun altro è stato con lui fin dal principio; né vi è un luogo in cui si trova o da cui è venuto fuori, o in cui se ne andrà; né esiste una forma primordiale che egli utilizza come modello mentre opera; né vi è alcuna difficoltà che lo accompagna in ciò che fa; né vi è alcun materiale a sua disposizione, da cui egli crea ciò che crea; né qualsiasi sostanza in sé da cui si genera quello che genera; né un collaboratore con lui che sta lavorando con lui sulle cose in cui opera. Per dire qualcosa di questo tipo è da ignorante. Piuttosto, (si dovrebbe parlare di lui) come buono, impeccabile, perfetto, completo, essendo lui stesso la Totalità. Nessuno dei nomi che sono concepiti o parlati, visti o compresi – nessuno tra questi si applica a lui, anche se sono eccessivamente gloriosi, ingrandendolo e onorandolo. Tuttavia, è possibile pronunciare questi nomi per la sua gloria e onore, conformemente alla capacità di ciascuno di coloro che gli danno gloria.
Eppure, come per lui, nella propria esistenza, essere e forma, è impossibile affinché la mente lo concepisca, né può trasmettere qualsiasi suo discorso, né può qualunque occhio vederlo, né esiste un corpo che possa afferrarlo a causa della sua grandezza imperscrutabile, la sua profondità incomprensibile, la sua altezza illimitata e la sua volontà illimitata. Questa è la natura di colui non generato, che non tocca altri scopi, né è unito (a qualcosa) nel modo di qualcosa che si limita. Piuttosto, egli possiede questa costituzione, senza avere un volto o una forma, le cose che si intendono attraverso la percezione, da dove viene anche (l’appellativo) “l’incomprensibile“. Se è incomprensibile ne consegue che sia non conoscibile, che egli è il colui che è inconcepibile da qualsiasi pensiero, invisibile da qualsiasi cosa, inesprimibile con qualsiasi parola, intoccabile da qualsiasi mano.
Solo lui è colui che conosce se stesso come egli è, insieme con la sua forma, la sua grandezza e la sua importanza. E poiché egli ha la capacità di concepire se stesso, di vedersi, di nominare se stesso, per comprendere se stesso, soltanto lui è colui che è la sua mente, il suo occhio, la bocca, la sua propria forma, e lui è quello che pensa, ciò che vede, quello che parla, quello che afferra, se stesso, colui che è inconcepibile, ineffabile, incomprensibile, immutabile, pur sostenendo, gioioso, vero, piacevole, e riposante è ciò che egli concepisce, ciò che egli vede , ciò di cui parla, ciò che ha come pensiero. Egli trascende ogni sapienza ed è soprattutto l’intelletto, ed è soprattutto la gloria, ed è soprattutto la bellezza e tutta la dolcezza, ogni grandezza e qualsiasi profondità e qualsiasi altezza.
Se questo, che è non conoscibile nella sua natura, a riguardare quali tutte le grandezze che ho già menzionato – se, per l’abbondanza della sua dolcezza, vuole concedere la conoscenza, in modo che egli possa essere conosciuto, ha la capacità di farlo. Ha il suo potere, che è la sua volontà. Ora, però, in silenzio si tira indietro, lui che è la grande, che è la causa di portare le totalità nel suo essere eterno. È nel senso proprio che lui stesso genera come ineffabile, poiché egli solo è auto-generato, dal momento che egli concepisce se stesso e poiché egli conosce se stesso come egli è. Ciò che è degno della sua ammirazione, gloria, onore e di lode, che produce a causa della illimitatezza della sua grandezza, la sua non rintracciabile saggezza, la dismisura del suo potere e la sua ingustabile dolcezza.
Egli è colui che si proietta così, come generazione, avendo gloria e onore, meraviglioso e incantevole, colui che si glorifica, che si meraviglia, che si onora e che anche si ama; colui che ha un figlio, che sussiste in lui, che è silenzioso nei suoi riguardi, che è quello ineffabile nell’ineffabile uno, quello invisibile, l’incomprensibile, quell’inconcepibile uno nell’inconcepibile uno. Così, egli esiste in lui per sempre. Il Padre, nel modo in cui abbiamo accennato in precedenza, in modo ingenerato, è quello nel quale egli conosce se stesso, che egli generò con un pensiero, che è il pensiero di lui, cioè, la percezione di lui, che è il […] della sua costituzione per sempre. Vale a dire, tuttavia, nel senso proprio, il silenzio, la saggezza e la grazia, se esso è designato correttamente in questo modo.
Il Figlio e la Chiesa
Così come il Padre esiste in senso proprio, quello dinanzi al quale non c’era nessun altro e quello senza il quale non c’è altro non generato, così anche il Figlio esiste in senso proprio, colui al quale non c’era altro e dopo il quale nessun altro figlio esiste. Pertanto, egli è un primogenito e un Figlio unigenito, “primogenito” perché nessuno esiste prima di lui e “Figlio unigenito” perché nessuno è dopo di lui. Inoltre, ha il suo frutto, ciò che è inconoscibile a causa della sua immensa grandezza. Tuttavia, egli ha voluto che fosse conosciuto, a causa delle ricchezze della sua dolcezza. E ha rivelato il potere inspiegabile, e lui è combinato con la grande abbondanza della sua generosità. Non solo il Figlio esisteva fin dall’inizio, ma anche la Chiesa, fin dal principio. Ora, chi pensa che la scoperta che il Figlio è un figlio unico si oppone alla dichiarazione (riguardo alla Chiesa) a causa della misteriosa qualità della materia, non è così. Infatti, proprio come il Padre è un’unità e si è rivelato come Padre per lui solo, così anche il Figlio è stato trovato per essere un fratello per lui solo, in virtù del fatto che egli è non generato e senza inizio. Si chiede a se stesso, insieme con il Padre, ed egli gli dà (se stesso), gloria, onore e amore. Inoltre, egli è anche colui che concepisce come Figlio, in conformità con le disposizioni: “senza inizio” e “senza fine“. Così è qualcosa di materia che è fisso. Essendo innumerevoli e illimitate, le sue generazioni sono indivisibili. Quelli che esistono usciranno dal Figlio e il Padre come baci, a causa della moltitudine di alcuni che si baciano con un buon rapporto, il pensiero insaziabile, il bacio essendo un’unità anche se si tratta di tanti baci. Questo per dire che è la Chiesa che consiste di molti uomini che esistevano prima degli eoni, che è chiamato in senso proprio “gli eoni degli eoni“. Questa è la natura degli spiriti santi imperituri, su cui poggia il Figlio, in quanto è la sua essenza, così come il Padre si fonda sul Figlio.
Emanazioni dell’Eone
[…] la Chiesa esiste nelle disposizioni e nelle proprietà in cui il Padre ed il Figlio esistono, come ho detto dall’inizio. Di conseguenza, sussiste nelle procreazioni degli innumerevoli eoni. Inoltre in un modo incalcolabile generano, per le caratteristiche e dalle disposizioni in cui (la Chiesa) esiste. Come tali comprendono la sua associazione che formano uno verso l’altro e verso coloro che sono usciti da loro verso il figlio, dato che per la gloria essi esistono. Di conseguenza, non è possibile che la mente lo possa concepire – era la perfezione di quel posto – né si può descrivere esprimendo loro, dato che sono ineffabili, innominabili e inconcepibili. Solo loro hanno la capacità di nominarsi e di immaginare se stessi. Poiché essi non sono stati radicati in questi luoghi. Quelli di quel luogo sono ineffabili (e) innumerevoli nel sistema, al tempo stesso la forma e la dimensione, la gioia, la letizia dell’ingenerato, senza nome, innominabile, inconcepibile, invisibile, incomprensibile. È il Pleroma della paternità, in modo che la sua abbondanza è una procreazione […] degli eoni.
Erano sempre nel pensiero, perché il Padre era come un pensiero e un posto per loro. Quando le loro generazioni furono stabilite, colui che ha completamente il controllo voleva afferrare e portare alla luce ciò che era carente in […] e ha portato avanti coloro […] lui. Ma poiché egli è come è, una fonte, che non è diminuita dall’acqua che sgorga in abbondanza da esso. Mentre erano nel pensiero del Padre, cioè, nella profondità nascosta, la profondità li conosceva, ma erano incapaci di conoscere la profondità in cui si trovavano, né è stato possibile per loro conoscere se stessi, né per loro sapere nient’altro. Cioè, erano con il Padre, ma non esistevano per se stessi. Piuttosto, avevano soltanto l’esistenza nel modo di un seme, così che si scoprì che la loro esistenza era come quella di un feto. Come la parola che li generò, nutrendosi spermicamente, e quelli che egli doveva generare non erano ancora venuti all’esistenza da lui. Colui che per primo pensava a loro, il Padre, – non solo in modo che potessero esistere per lui, ma anche che avrebbero potuto esistere per se stessi, che potessero quindi esistere nel suo pensiero come sostanza mentale e che potessero esistere anche per se stessi, – ha seminato un pensiero come un seme spermatico.
Ora, al fine che potessero conoscere quello che esiste per loro, ha gentilmente concesso la forma iniziale, mentre al fine che avrebbero potuto riconoscere chi è il Padre che esiste per loro, diede loro il nome “Padre” per mezzo di una voce proclamando loro che ciò che esiste, attraverso quel nome, che hanno in virtù del fatto che sono venuti all’esistenza, in quanto l’esaltazione, che è sfuggita dalla loro attenzione, è nel nome.
Il bambino, mentre è nella forma di un feto ha a sufficienza per se stesso, prima ancora di vedere l’uno/colui che l’ha generato. Pertanto, essi avevano l’unico compito di ritrovare lui, rendendosi così conto che egli esiste, sempre volendo sapere ciò che esiste. Poiché, tuttavia, il Padre perfetto è buono, esattamente come lui non li sente affatto in modo che essi esiste (solo) nel suo pensiero, ma piuttosto scontato che anche loro, potrebbero venire a esistere, così sarà li che darà grazia di conoscere ciò che esiste, cioè colui che conosce se stesso eternamente, […] forma di sapere ciò che esiste, proprio come le persone che sono generate in questo luogo: quando nascono, sono nella luce, tanto da vedere colui che gli ha generati.
Il Padre generò tutto, come un piccolo bambino, come una goccia da una sorgente, come lo sbocciare di un vitigno, come un fiore, come una piantagione […], ha bisogno di ottenere il nutrimento, la crescita e irreprensibilità. L’ha trattenuto per qualche tempo. Colui che aveva pensato fin dall’inizio, possedeva fin dall’inizio, e vide, ma l’ha chiusa a coloro che prima venivano da lui. (Lo fece,) non per invidia, ma in modo che gli eoni non potevano ricevere la loro impeccabilità sin dall’inizio e non potevano esaltarsi per la gloria, al Padre, e potevano pensare che solo da se stessi avevano questo. Ma come egli volle concedere che potevano venire a esistere, così, in modo che essi potessero venire in essere come quelli incolpevoli, quando volle, diede loro l’idea perfetta di beneficenza verso di loro.
Colui, infatti, che fece sorgere come una luce per coloro che derivano da lui e colui dal quale essi sono nominati, è il figlio pieno, perfetto, senza difetti. Egli (il Padre) l’ha prodotto in unione con colui dal quale derivò. Egli partecipa glorificandolo. Egli partecipa ricevendo gloria da parte del tutto nella proporzione in cui ognuno lo accoglie per sé. Ma, egli stesso è com’è, nella sua maniera e nella sua forma e nella sua grandezza. A essi è possibile vederlo e parlare di ciò che sanno a suo riguardo, dato che essi lo portano e lui li porta. È loro possibile raggiungerlo. Magli egli è com’è, l’incomparabile. Affinché ognuno lo possa glorificare, il Padre rivela se stesso, ma nella sua ineffabile natura è nascosto come un essere invisibile che si ammira con l’intelletto. Perciò il fatto che essi parlino di lui e lo vedano, manifesta la sua eminente grandezza. Egli si manifesta affinché sia lodata la sua sovrabbondante dolcezza, ma per opera della grazia. Come le ammirazioni silenziose sono generazioni eterne e prole dell’intelletto, così le disposizioni della parola sono emanazioni spirituali; ambedue (ammirazioni e disposizioni), appartenendo alla parola, sono semi e pensieri della sua generazione e radici eternamente vive, che si manifestano come prole proveniente da lui, come intelletti e prole spirituale per la gloria del Padre.
Non c’è bisogno di voce e di spirito, d’intelligenza e di parola, per operare ciò che essi desiderano, non c’è bisogno di un lavoro per fare ciò che essi desiderano fare bensì nella forma in cui erano, così sono derivati da lui, generando tutto ciò che desiderano. E colui che essi comprendono, del quale parlano, verso il quale tendono, nel quale sono, al quale innalzano lode, è a lui che danno gloria. Essi hanno dei figli, poiché tale è la loro potenza generatrice, come quelli dai quali sono derivati, in conformità della loro mutua cooperazione, dato che gli uni gli altri cooperano come i non-generati. Nella sua trascendenza rispetto a tutti, il Padre è sconosciuto e inconoscibile, possiede un genere di grandezza e di maestà tale che se si fosse rivelato prima, subito, a tutti i più sublimi eoni derivati da lui, questi sarebbero periti; per tal motivo trattenne in se stesso la propria potenza e la propria instancabilità. Egli è ineffabile, innominabile, al di sopra di qualsiasi intelletto e di qualsiasi parola. Tuttavia egli si è proiettato fuori di se stesso, e ciò che egli ha mostrato è ciò che diede una solidità, un luogo, e una dimora al tutto, avendo egli un nome per mezzo del quale egli è il Padre del tutto. Perciò ebbe compassione di coloro che esistono: si è seminato nel loro pensiero affinché lo possano cercare “essendo egli qualcosa che supera il loro intendimento” riflettendo che egli è, e interrogandosi su chi sia colui che è. Questo fu dato loro come godimento, come cibo, come gioia e come sovrabbondanza dell’illuminazione che è la sua compassione, la sua conoscenza, la sua amalgama con essi, colui cioè che essi chiamano e che è veramente il Figlio: egli è i tutti, colui che essi sanno chi è, colui che si riveste di essi.
Questo è colui che chiamano “Figlio” e del quale comprendono che esiste, e colui che essi cercavano. Questi è colui che divenne un padre, colui del quale non potranno mai parlare, colui che non potranno mai comprendere, egli è colui che esiste per primo. Nessuno, infatti, lo può comprendere o raffigurarselo. Chi potrà avvicinarsi all’altissimo, a colui che realmente esistette per primo. Ma ogni nome che comprendono o che pronunciano a suo riguardo scaturisce per la gloria, è come un’orma di lui, proporzionata alle capacità di coloro che lo glorificano. Colui, dunque, che sorse da lui, si estende verso una procreazione e verso una conoscenza di tutti. Egli è veramente tutti i nomi, senza falsità egli solo è veramente il primo, l’uomo del Padre, colui ch’io dico:
“La forma di colui che non ha forma,
il corpo di colui che non ha corpo,
la figura di colui che è invisibile,
il logos di colui che è ineffabile,
l’intelletto di colui che è incomprensibile,
la sorgente che emana da lui,
la radice di coloro che sono piantati,
ma anche il dio di quanti esistono,
la luce di quanti egli illumina,
l’amore di quanti egli ha amato,
la provvidenza di coloro per i quali egli fu provvidenza,
l’intelligenza di quanti egli ha reso intelligenti,
la potenza di coloro ai quali ha dato potenza,
l’unione di quanti egli ha riunito,
la rivelazione di quanti lo cercano,
l’occhio di quanti vedono,
il soffio di quanti respirano,
la vita di quanti vivono,
l’unità di quanti sono uniti ai tutti”.
Tutti costoro sono nell’unità, mentre egli è rivestito totalmente di sé, e non lo chiamano mai col nome unico che gli è proprio. Secondo quest’unico modo, anch’essi sono l’unità e i tutti. Egli non è diviso alla maniera dei corpi, né è frazionato dai nomi che ha. Da una parte questo nome differisce in questo modo; d’altra parte quell’altro nome differisce in quest’altro modo. Né cambia per divisione né si trasforma per i nomi che gli sono dati. Egli, invero, è diverso da una parte e diverso dall’altra parte. Tuttavia non cambia per divisione, né è cambiato nei nomi che ha. Ora è questo e, in un altro modo, è quello. Tuttavia è integralmente e totalmente se stesso. Egli è, nello stesso tempo, ognuno dei tutti per sempre. Egli è ciò che sono tutti loro. Essendo il Padre di tutti egli è pure i tutti, poiché è colui che per se stesso è conoscenza ed è ognuna delle sue virtù. Possiede le potenze, ed è al di là di tutto che ciò che conosce, vedendo interamente se stesso, possedendo un figlio e una forma. Innumerevoli sono perciò le sue potenze e le sue virtù: non si possono percepire. A motivo della generazione con la quale egli le genera, innumerevoli e indivisibili sono le generazioni delle sue parole, dei suoi ordini, dei suoi tutti. Egli le conosce, esse sono lui stesso, dato che sono in questo nome unico e tutti essendo in lui che parla. Egli li produce affinché si constati che esistono in conformità di ognuna delle virtù, in un’unica unità. Anche la molteplicità non l’ha rivelata ai tutti in una sola volta; non ha rivelato la sua identità a coloro che derivano da lui.
Parte II:
Creazione dell’Uomo
Parte III:
La varietà delle Teologie
L’Incarnazione del Salvatore e dei suoi Compagni
Il Tripartito dell’Umanità: Pneumatici – Psichici – Ilici
Il Processo di Ripristino
La Redenzione dei Chiamati
Collegamento: http://www.gnosis.org/naghamm/tripa…
Trascrizione a cura di: Placido Schillaci